“Facile essere buoni, difficile essere giusti”.Pensieri su Giustizia,Coerenza,Politica.

No, la massima contenuta nel titolo non è farina del mio sacco, ma si tratta di una citazione di Victor Hugo.
Facendo la ricerca su di un contenuto che rispecchiasse il mio pensiero ed il mio stato d’animo mi ci sono imbattuta ed ho deciso di dedicargli non una semplice citazione ma un post.
Di solito quando scrivo in questo blog lo faccio riferendomi a fatti di attualità, analisi sociali ed interviste, senza perdermi troppo in disquisizioni filosofiche. Ma, ogni tanto, è bello sovvertire le regole: in fondo, almeno per me, questo è uno dei pochi piaceri che ci regala la vita.
È molto facile essere buoni dunque, difficile essere giusti.
Perché essere “Giusti” implica una scelta, un giudizio, una ponderazione e soprattutto prendersene la responsabilità.
Essere giusti significa essere decisi ed inflessibili rispetto coloro che coscientemente sbagliano o hanno sbagliato, questo per sé stessi e per il bene, a costo di risultare cattivi.
La sottile differenza è questa: essere “Buoni” non implica una lotta, anzi essere buoni a volte implica il soprassedere, l’essere clementi.
“Oh quanto è buono lei”, ci viene da pensare, quando qualcuno soprassiede ad un torto, ad un affronto.
Ed il confine con il falso buonismo è labile, il buonismo di chi bonariamente lascia passare, di chi diventa complice e si prostra all’ingiusto, o il buonismo ipocrita, di colui che si sente buono ma è connivente, magari dietro il compenso di qualche briciola, scadendo nello squallido servilismo.
Ma il giusto non asseconda ipocritamente, il giusto non si accontenta, il giusto stringe i denti i pugni e lotta, il giusto affronta a viso aperto, il giusto non scende a compromessi.
Non importa quali siano i suoi interessi personali: per il giusto essi sono in secondo piano rispetto al senso di giustizia, per la quale non ha paura di brandire la spada mentre dall’altra tiene la bilancia, come Dike o Justitia, la dea della giustizia appunto.
E “Nel Mito la Giustizia è Femmina“, riprendendo un interessante articolo scritto da Giacomo Maria Prati per il Wall Streat International – Cultura, dove si fa una interessante distinzione.
Mentre nell’Antica Roma, patria del Diritto, la Giustizia, monopolizzata dalle figure di Iupiter, Saturno, Giano, è mascolina, quadrata, spigolosa (Dura Lex, Sed Lex – la legge è dura, ma è legge – si legge nei nostri tribunali), nell’antica Grecia, patria della Filosofia, la Giustizia è Femmina, rappresentata dalle divinità Adrastea, Nemesi, Ananke, Dike, Moira, Astrea e quindi circolare, un abbraccio, una necessità, il fato, l’ineludibilità, la punizione contro l’ybris, cioè contro l’eccesso umano.
Noi siamo di origine romana, ma abbiamo molti “innesti” di cultura greca (pensiamo alla Magna Grecia, dove si sono insediati i Dori, che sono arrivati anche nella mia regione, le Marche, fondando il capoluogo, Ancona, l’antica città Dorica).
E secondo me è proprio questa influenza di giustizia femminile greca – circolare, ponderata – che va a smussare e completare il giudizio romano maschile (se non misogino) che ci salva.
Questo non vuol dire che tutte le donne secondo me siano più giuste degli uomini – anche se credo che siano più predisposte ad esserlo e soprattutto in maniera più “complessa”.
Ci sono certi ambiti, che hanno a che fare con il potere che corrompe, in cui la distinzione tra i due sessi si fa labile, fino a creare un terzo sesso, il Politico – come disse il disilluso José Saramago (QUI il post in cui ne parlo).
Io sono un po’ meno pessimista del defunto premio Nobel, ho una speranza se pur affievolita di un cambiamento, che a mio avviso ha molto a che vedere da un lato con la giustizia dall’altro con la coerenza.
Coerenza però, si badi bene, non ad un simbolo: il simbolo – pur con le sue peculiarità e significati – è un mezzo, un tramite. Un tramite per veicolare dei progetti e contenuti utili per la collettività, non di interessi personali e personalismi, come troppo spesso accade, e sono proprio queste cose che fanno perdere di significato al tutto.
La coerenza è innanzi tutto verso sé stessi, i propri valori, i propri principi ed i temi cari, che per me come ho ribadito più volte sono le problematiche femminili, la protezione e valorizzazione del vero Made in Italy, delle nostre tradizioni e peculiarità territoriali, oltre che la diffusione di innovazione.
Poi questi principi, valori e temi non devono necessariamente essere portati avanti attraverso la militanza in un partito, se ciò comporta dei compromessi troppo pesanti o digerire ingiustizie.
Si può fare politica anche in altri modi: attraverso l’informazione e la partecipazione, i post scritti sui social, o attraverso un blog.
Di sicuro, almeno per ora, continuerò a fare attivismo politico e portare avanti i temi a me cari attraverso questo mio blog e le uniche cose a cui mi sento di essere coerente nelle mie scelte future è me stessa, i temi a me cari e la società tutta.
Prima di tutto mi adopererò per un cambiamento, per il quale non è solo necessario essere buoni (né tanto meno finti buoni, ipocriti o servili) ma soprattutto Giusti, brandendo in una mano la bilancia e nell’ altra la spada, proprio come Dike o Justitia.
A presto!